Martino Maddalena è nato a Bari il 4 aprile 1987. Nel 2015 ha conseguito la laurea in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso l’Università degli studi di Bari con una tesi di Biologia molecolare, in collaborazione con il CNR di Bari, dal titolo “Analisi bioinformatica delle alterazioni del trascrittoma indotte dai membri della famiglia genica di p53”. Dopo la laurea ha svolto un internship al “DNA Damage and Genome Centre” della Sussex University di Brighton (UK) studiando il ruolo del complesso telomerico nell’inibizione dei checkpoint del danno al DNA.
Nel gennaio 2017 ha vinto la Borsa di studio “Sergio Lombroso” presso il prestigioso Weizmann Institute, nel laboratorio del prof. Rony Seger del Dipartimento di Regolazione Biologica
Progetto di Ricerca
Martino Maddalena descrive così il suo progetto di ricerca: “Le cellule che accumulano mutazioni aberranti possono evolvere progressivamente in uno stato neoplastico, acquisendo una serie di capacità che portano alla trasformazione tumorale e infine alla formazione del tessuto tumorale capace di disseminare metastasi in tutto l’organismo. Il carattere più distintivo della cancerogenesi è lo sviluppo della capacità di sostenere una proliferazione cronica. Le cellule sane controllano attentamente la produzione e il rilascio di segnali che promuovono la divisione cellulare assicurando un fisiologico equilibrio di cellule all’interno del tessuto. Le cellule tumorali, invece, deregolano e sfruttano questi segnali per accrescere e sviluppare la massa tumorale.
ERK1/2 sono proteine citosoliche appartenenti alla famiglia delle MAP chinasi che controllano una serie di processi cellulari tra cui differenziazione e proliferazione, comunemente deregolati in diversi tipi di cancro. Questa via di trasduzione del segnale è regolata da stimoli extracellulari che provocano una progressiva fosforilazione e attivazione di diversi attori intracellulari tra cui Raf e MAPK. Inibitori di queste proteine di segnalazione sono già stati sviluppati per il trattamento del melanoma. Sfortunatamente questi farmaci sono limitati al trattamento di una sottoclasse di melanoma e in alcuni casi consentono il presentarsi di recidive.
ERK1/2 agisce a valle di questa cascata di segnalazione e attraverso una traslocazione nel nucleo è in grado di innescare processi di proliferazione cellulare. Al contrario, nel citoplasma, ERK1/2 è implicato in differenti processi cellulari benevoli e probabilmente in meccanismi di feedback negativi.
In questo contesto si inserisce la mia attività ricerca che sarà volta a comprendere e inibire la traslocazione di ERK1/2 nel nucleo in modo tale da poter sviluppare efficaci strategie terapeutiche in grado di frenare selettivamente la proliferazione cellulare e preservare le funzioni di ERK1/2 a livello citosolico. In particolare, durante il Phd, mi concentrerò sulla traslocazione mediata dalle importine 3/7/9 che aiutano ERK1/2 ad attraversare la membrana nucleare. In questa maniera si auspica di colpire selettivamente le cellule tumorali limitando gli effetti collaterali e la resistenza che caratterizzano gli attuali trattamenti chemioterapici”.